⚽ Uno sguardo al talento! [Segnalazioni talenti, meteore e pupilli]

Ronin

Prima squadra
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7 Gennaio 2011
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Per molti doveva essere il nuovo Eto'o, camerunense come lui, stesso ruolo, stesse caratteristiche e una storia che ha molti punti in comune con il più famoso connazionale, sto parlando di Jean Marie Dongou. Nato a Douala, muovi i primi passi proprio nella scuola calcio di Eto'o, tanto da attirare le mire del Barcellona che nel 2008 a 13 anni lo porta nella Masia. Nella squadra B dei catalani si destreggia abbastanza bene. Non è un goleador (vista l'età ci può stare), ma dal 2013 al 2015 vive il suo miglior momento. A Dicembre del 2013 viene convocato per una sfida di Copa del Rey con il Cartagena. Entra al posto di Alexis Sanchez e fa in tempo a bagnare il suo debutto con un gol. Un paio di giorni dopo esordisce anche in Champions League in un 6-1 del Barcellona inflitto al Celtic, mentre un mese più tardi fa il suo esordio in campionato in un pareggio per 1-1 con il Levante, dove gioca gli ultimi 6 minuti, il tutto ad appena 18 anni. Sembra l'inizio di una carriera da protagonista, e invece per Dongou la gloria si ferma lì. Nonostante una discreta esperienza al Real Zaragoza, l'attaccante camerunense scende sempre più in basso. Finisce al Nastic, poi al Lugo, scende in terza divisione con il Lleida, per poi nel 2020 sbarcare nel modesto campionato finlandese nelle fila dell'Honka. Da nuovo Eto'o il povero Dongou a 26 anni è finito nella periferia del calcio

Il video non si vede sul forum, ma cliccando su Guarda su Youtube si aprirà la pagina
 

papawaigo77

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7 Ottobre 2012
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Andrès d'Alessandro e Fernando Cavenaghi i primi nomi che mi vengono in mente leggendo il titolo, insieme al già citato Denilson.

Il primo, el Cabezòn, ebbe il suo picco in un bellissimo Real Zaragoza dove duettava con un'altro campione inespresso come Pablito Aimar, oltre agli altri connazionali come Diego Milito e Leonardo Ponzio, nonostante il suo arrivo in europa non fu dei più brillanti, il wolfsburg non era la squadra adatta a lui, ma il suo entourage lo spinse comunque.
Si trattava di un giocatore difficile da collocare in un contesto tattico definito, ma dotato di una classe tale da permettergli giocate assurde, in una realtà ampiamente offensiva e associativa come quel Zaragoza appunto, lui dava spettacolo, mentre in altri contesti non riuscì mai ad esprimersi prima di ritornarsene in Sudamerica, prima in Brasile poi in Argentina.

Cavenaghi era più un centravanti classico, era il periodo dei Crespo, dei Batistuta, il calcio argentino produceva i migliori centravanti del mondo in quel periodo e questo ragazzone in Argentina aveva statistiche realizzative pazzesche e trascinava il River Plate assieme al Cabezòn, era insomma impossibile non lasciarsi trascinare dall'hype su questo giocatore che però anche lui, come il suo ex compagno al River, sceglie male la destinazione e ha un pessimo impatto con il calcio europeo, lo Spartak Mosca non è proprio il massimo per un talento sudamericano, dopo qualche stagione andrà in Francia al Bordeaux prima di rientrare in Argentina, riproverà con l'Europa più tardi nel Villareal di Marcelino impegnato a lottare per il ritorno in Liga, ma scelse di ritornare nuovamente in Sudamerica a metà stagione.

Eppure se parli del "Cabezón" e di "Ferca" al Monumental ti diranno che sei pazzo a definirli meteore.

Allora io, da perfetto creatore del topic, mi aggancio e cito, come meteora, Ariel "El Burrito" Ortega.
Usato come pseudonimo e come foto avatar in miei diversi account in giro per i forum, è sempre stato un mio feticcio da quando ho iniziato ad amare tutto ciò che riguarda l'Argentina, in primis i talenti calcistici.
Una classe quasi innaturale. Definito da tanti uno dei più vicini - per talento innato - ad essere l'erede designato di Maradona (strano, non viene mai citato il parallelo con Diego). Da Maradona però non ha carpito solo la vena creativa e la capacità di inventarsi giocate fantasmagoriche dal nulla, ne ha emulato pure gli eccessi, in particolare quello legato all'alcool che, parzialmente, gli ha rovinato la carriera. E' stato un "10" illuminante per il mondo Millionario, ma quasi una sciagura in Albiceleste con il fallimento da "leader assoluto" affibbiatogli dal Loco Bielsa ai Mondiali di Corea. Da picchi di rendimento e lampi di classe assoluti, a delle annate da vero e proprio ectoplasma. Ciò che non ha raccolto da giocatore, sta provando a raccoglierlo da allenatore.
Dapprima è diventato aiutante nelle giovanili del River (sua squadra del cuore), ora si disimpegna a fare l'opinionista e a rilasciare interviste, col sogno dichiarato di succedere a Gallardo.

 
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Ronin

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Continuando a parlare di meteore un posto speciale penso che lo meriti anche Bojan Krkic, un giocatore probabilmente sopravvalutato da molti, ma che ha dovuto lottare fin da giovanissimo con l'etichetta del nuovo Messi e con una pressione mediatica che spesso l'ha portato ad avere attacchi di panico con nausee e convulsioni in prossimità delle partite. Il Bojan ragazzino nella Masia distrugge praticamente ogni tipo di record. Segna qualcosa come 648 gol, giocando anche con ragazzi molto più grandi di lui. Nel 2007 ad appena 17 anni viene promosso in prima squadra. Rijkaard punta molto sul talento spagnolo (di origine bosniaca) che lo ripaga con una grande annata segnando in tutto 12 reti (la rivista Don Balon lo premia anche come migliore rivelazione). Le prime avvisaglie dal malessere del ragazzo si hanno a fine stagione, quando decide di non rispondere alla chiamata di Aragones per gli imminenti Europei, per provare a staccare un po' la spina e riposarsi (ma anche a Febbraio chiamato a furor di popolo da stampa e tifosi in nazionale, viene spedito a casa per una gastroenterite). La stagione seguente sulla panchina dei Blaugrana arriva Guardiola, che lo usa poco in campionato, ma più nelle coppe dove da il suo contributo allo storico Triplete dei catalani. Tutti si aspettano la definitiva esplosione, ma in realtà questa non arriverà mai. Guardiola lo usa sempre meno e a 21 anni, con una bacheca da far invidia a molti, il figlio della Catalogna inizia la sua parabola discendete. Va in Italia (Milan e Roma), poi in Olanda all'Ajax, si ferma per un paio di anni allo Stoke City che non gli risparmia un prestito in Germania al Mainz e uno in patria all'Alaves. Tutte tappe dove Bojan fa vedere solo raramente i numeri di un tempo. Nel 2019 la decisione di lasciare l'Europa e andare in Canada, a giocare la MLS con il Montreal. Su Bojan Krkic i pareri sono sempre stati contrastanti e discordanti tra chi pensa sia stato un giocatore sopravvalutato e chi invece crede che sia uno dei più grandi rimpianti del calcio. Sta di fatto che l'etichetta di nuovo Messi è stato un paragone troppo grande per lui, che non ha avuto le spalle abbastanza larghe per lascarsi scivolare di dosso questo dualismo con l'argentino

 
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Cicciput

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Bojan magari è stato un caso particolare, ma ce ne sono tanti di giocatori che nelle giovanili sembrano fortissimi e poi non si confermano... per dire, nel Brescia tra Baronio e Pirlo c'era chi scommetteva più sul primo che sul secondo. Poi certo immagino che la pressione di entrare in quel Barcellona, con quei giocatori lì, sia stata forte. Anche alla Roma fu sfortunato, beccò decisamente l'annata peggiore, anche se con un allenatore che in teoria poteva valorizzarlo tantissimo.
 

Ronin

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Bojan magari è stato un caso particolare, ma ce ne sono tanti di giocatori che nelle giovanili sembrano fortissimi e poi non si confermano... per dire, nel Brescia tra Baronio e Pirlo c'era chi scommetteva più sul primo che sul secondo. Poi certo immagino che la pressione di entrare in quel Barcellona, con quei giocatori lì, sia stata forte. Anche alla Roma fu sfortunato, beccò decisamente l'annata peggiore, anche se con un allenatore che in teoria poteva valorizzarlo tantissimo.
Per uno che ce la fa, ce ne sono tanti altri che non sfondano del tutto ma hanno delle carriere normali come Sandro, Munir, Samper, Alena, Halilovic giusto per citare qualche giocatore uscito dalla Masia
 
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Ronin

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Dopo aver parlato di meteore ritorniamo a dare uno sguardo a potenziali crack. In tal senso l'Argentina puppola di ragazzini in rampa di lancio. Tra i più interessanti c'é sicuramente Pedro De la Vega, esterno offensivo del Lanus classe 2001. Sul numero 10 del Granate ci sono da tempo gli occhi di molti club europei. Tatticamente "Pepo" é un giocatore che può giocare sia a destra che a sinistra (così da sfruttare il piede forte che è quello destro, ma sa calciare bene anche con il mancino), ma in qualche partita è stato provato anche come trequartista. Tecnicamente invece è un portento. Facilità nell'andare via all'avversario grazie ad un dribblibg mortifero, accelerazioni che spesso lasciano sul posto i suoi marcatori, tendenza a tagliare verso il centro per provare ad andare in rete, ma De la Vega dispone anche di un buon tiro secco e potente che lo rendono pericoloso sulle conclusioni dalla medio distanza, e quando la partita lo richiede è capace anche di dare una mano in difesa. De la Vega attualmente non è tutto del Lanus. Una piccola parte del cartellino è in mano al padre, mentre un'altra fetta (più grande) ad un fondo di investimento che ne gestisce i diritti

 
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Kimi85

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26 Luglio 2017
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Per uno che ce la fa, ce ne sono tanti altri che non sfondano del tutto ma hanno delle carriere normali come Sandro, Munir, Samper, Alena, Halilovic giusto per citare qualche giocatore uscito dalla Masia
Halilovic non e' un prodotto della Masia, ma della Dinamo Zagabria :)
 

Ronin

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Restiamo in Argentina per parlare del talento forse più interessante di tutto il panorama Albiceleste, vale a dire Thiago Almada. Da 4 anni questo classe 2001 è titolare fisso del Velez Sarsfield. Un "enganche" come dicono in Sud America per riferirsi ai trequartisti/fantasisti che ha attirato le attenzione di club di un certo spessore come il Barcellona, e con una valutazione che adesso si aggira sui 20 milioni di euro. Fisico brevilineo Almada tecnicamente è qualcosa di spaventoso. Dribbling (sia nello stretto che in campo largo), strappi e visione periferica lo rendono un giocatore centrale nel gioco della sua squadra. Quando i compagni non sanno cosa fare della palla, la danno al loro numero 10, capace sempre di inventarsi qualcosa

 

papawaigo77

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Dopo aver parlato di meteore ritorniamo a dare uno sguardo a potenziali crack. In tal senso l'Argentina puppola di ragazzini in rampa di lancio. Tra i più interessanti c'é sicuramente Pedro De la Vega, esterno offensivo del Lanus classe 2001. Sul numero 10 del Granate ci sono da tempo gli occhi di molti club europei. Tatticamente "Pepo" é un giocatore che può giocare sia a destra che a sinistra (così da sfruttare il piede forte che è quello destro, ma sa calciare bene anche con il mancino), ma in qualche partita è stato provato anche come trequartista. Tecnicamente invece è un portento. Facilità nell'andare via all'avversario grazie ad un dribblibg mortifero, accelerazioni che spesso lasciano sul posto i suoi marcatori, tendenza a tagliare verso il centro per provare ad andare in rete, ma De la Vega dispone anche di un buon tiro secco e potente che lo rendono pericoloso sulle conclusioni dalla medio distanza, e quando la partita lo richiede è capace anche di dare una mano in difesa. De la Vega attualmente non è tutto del Lanus. Una piccola parte del cartellino è in mano al padre, mentre un'altra fetta (più grande) ad un fondo di investimento che ne gestisce i diritti

Restiamo in Argentina per parlare del talento forse più interessante di tutto il panorama Albiceleste, vale a dire Thiago Almada. Da 4 anni questo classe 2001 è titolare fisso del Velez Sarsfield. Un "enganche" come dicono in Sud America per riferirsi ai trequartisti/fantasisti che ha attirato le attenzione di club di un certo spessore come il Barcellona, e con una valutazione che adesso si aggira sui 20 milioni di euro. Fisico brevilineo Almada tecnicamente è qualcosa di spaventoso. Dribbling (sia nello stretto che in campo largo), strappi e visione periferica lo rendono un giocatore centrale nel gioco della sua squadra. Quando i compagni non sanno cosa fare della palla, la danno al loro numero 10, capace sempre di inventarsi qualcosa

Hai nominato quelli che, secondo me, sono i talenti più luminosi del panorama argentino allo stato attuale. Si sta un po' spegnendo la stella di Urzi, sul quale avrei scommesso qualcosa. Soprattutto Almada, ormai sconosciuto a pochi a dire il vero, mi sembra prontissimo per fare la traversata verso l'Europa.
Speriamo siano consigliati entrambi da un entourage che non ha velleità prettamente economiche e che si "accontentino" di una tappa intermedia che io definisco di "inserimento" nel calcio del vecchio continente.
Poi ne posto uno anche io dall'Argentina, del quale mi sono innamorato dopo averlo visionato per tre partite.
 
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Ronin

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Hai nominato quelli che, secondo me, sono i talenti più luminosi del panorama argentino allo stato attuale. Si sta un po' spegnendo la stella di Urzi, sul quale avrei scommesso qualcosa. Soprattutto Almada, ormai sconosciuto a pochi a dire il vero, mi sembra prontissimo per fare la traversata verso l'Europa.
Speriamo siano consigliati entrambi da un entourage che non ha velleità prettamente economiche e che si "accontentino" di una tappa intermedia che io definisco di "inserimento" nel calcio del vecchio continente.
Poi ne posto uno anche io dall'Argentina, del quale mi sono innamorato dopo averlo visionato per tre partite.
Ultimamente si parlava molto di Marsiglia per Thiago Almada che come tappa intermedia sarebbe sicuramente buona. Poi con Sampaoli potrebbe crescere molto e troverebbe anche connazionali come Benedetto e Balerdi che lo potrebbero aiutare ad inserirsi
 

papawaigo77

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7 Ottobre 2012
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Rimango in Argentina e propongo il mio ultimo colpo di fulmine: Alan Varela del Boca Juniors.
Baricentro basso, forza nel quadricipite, capacità di anticipo, aggressività e lucidità in fase di possesso anche sotto pressione.
Alla Bombonera bisogna fare spazio tra le foto del "Pintita" Gago e del "Tanguito" Banega (i suoi punti di riferimento per sua stessa ammissione), aprendo uno squarcio per il ritratto di Varela. Non è propriamente un regista "classico" come i precitati, è più un centrocampista moderno, un interditore di qualità, coniamo questo neologismo.
Classe 2001 di piede destro. Alcuni lo chiamano "Hombre invisible" per la sua riservatezza, altri "Jefe" per la capacità di padroneggiare a centrocampo, trasformandosi letteralmente.
Effettivamente la sensazione che abbia la clessidra in mano delle azioni c'è, quando il 33 Xeneize è in possesso di palla.
Il suo battesimo? Neanche a dirlo... un Superclasico dominato a centrocampo, in cui ha impressionato in primis Russo, che da quel momento non l'ha più rimosso dall'undici titolare.

 
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Ronin

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7 Gennaio 2011
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Rimango in Argentina e propongo il mio ultimo colpo di fulmine: Alan Varela del Boca Juniors.
Baricentro basso, forza nel quadricipite, capacità di anticipo, aggressività e lucidità in fase di possesso anche sotto pressione.
Alla Bombonera bisogna fare spazio tra le foto del "Pintita" Gago e del "Tanguito" Banega (i suoi punti di riferimento per sua stessa ammissione), aprendo uno squarcio per il ritratto di Varela. Non è propriamente un regista "classico" come i precitati, è più un centrocampista moderno, un interditore di qualità, coniamo questo neologismo.
Classe 2001 di piede destro. Alcuni lo chiamano "Hombre invisible" per la sua riservatezza, altri "Jefe" per la capacità di padroneggiare a centrocampo, trasformandosi letteralmente.
Effettivamente la sensazione che abbia la clessidra in mano delle azioni c'è, quando il 33 Xeneize è in possesso di palla.
Il suo battesimo? Neanche a dirlo... un Superclasico dominato a centrocampo, in cui ha impressionato in primis Russo, che da quel momento non l'ha più rimosso dall'undici titolare.

Quando a 20 anni giochi con questa personalità, vuol dire che hai il futuro nelle tue mani
 
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Johan_14

Primavera
28 Dicembre 2018
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Ortega.
Un'altro matto col botto, nonostante un talento impressionante per la facilità con cui eseguiva giocate che al 90% dei giocatori non sarebbero neanche mai state pensabili.

Ritengo QUESTA partita la perfetta rappresentazione della sua carriera, fare cose magnifiche e altre completamente senza alcun senso logico nell'arco della stessa partita.
Poi vabbè, c'è la Brujita che mette Lopez di fronte al portiere, c'è la classica fortuna dell'argentina con i legni nelle partite che contano, c'è una maestosa Olanda che resiste con l'uomo in meno poi assist alla magia dell'olandese NON volante.
(ma l'assurdità delle squadre in campo meriterebbe una analisi tutta sua, vedere Lopez andare 1v1 in campo contro Stam e superarlo alla sua destra...must. NOT. cry).



Dopo aver parlato di Ariel Ortega però bisognerebbe parlare anche di Pablo Aimar, anzi, bisognerebbe parlare di tutto quel Real Zaragoza di Fernandez che giocava con così tanto talento da essere diventata a tutti gli effetti la squadra sponsor della Liga nel mondo.
Detto di Aimar e d'Alessandro, c'erano pure i fratelli Milito, Celades e Ponzio in regia, un giovanissimo Gerard Piquè in rampa di lancio, Ewerton e Juanfran facevano i terzini (si!) e Milito, poi decisivo nel triplete nerazzurro, sfondava le porte e segnava il record di gol per un giocatore del Zaragoza nella Liga.
Una delle squadre più belle e divertenti che abbia mai visto, purtroppo non durò abbastanza e l'anno dopo fu demolita. :(
 

Cicciput

Juniores
15 Ottobre 2020
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In quel mondiale del 1998 per me c'è stata una concentrazione di fenomeni irripetibile... anche più che in quello successivo. Ogni squadra era iconica e aveva almeno un giocatore fortissimo, alcune, come quelle due, avevano in campo almeno 8 fenomeni.
 
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Ronin

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7 Gennaio 2011
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Ortega.
Un'altro matto col botto, nonostante un talento impressionante per la facilità con cui eseguiva giocate che al 90% dei giocatori non sarebbero neanche mai state pensabili.

Ritengo QUESTA partita la perfetta rappresentazione della sua carriera, fare cose magnifiche e altre completamente senza alcun senso logico nell'arco della stessa partita.
Poi vabbè, c'è la Brujita che mette Lopez di fronte al portiere, c'è la classica fortuna dell'argentina con i legni nelle partite che contano, c'è una maestosa Olanda che resiste con l'uomo in meno poi assist alla magia dell'olandese NON volante.
(ma l'assurdità delle squadre in campo meriterebbe una analisi tutta sua, vedere Lopez andare 1v1 in campo contro Stam e superarlo alla sua destra...must. NOT. cry).



Dopo aver parlato di Ariel Ortega però bisognerebbe parlare anche di Pablo Aimar, anzi, bisognerebbe parlare di tutto quel Real Zaragoza di Fernandez che giocava con così tanto talento da essere diventata a tutti gli effetti la squadra sponsor della Liga nel mondo.
Detto di Aimar e d'Alessandro, c'erano pure i fratelli Milito, Celades e Ponzio in regia, un giovanissimo Gerard Piquè in rampa di lancio, Ewerton e Juanfran facevano i terzini (si!) e Milito, poi decisivo nel triplete nerazzurro, sfondava le porte e segnava il record di gol per un giocatore del Zaragoza nella Liga.
Una delle squadre più belle e divertenti che abbia mai visto, purtroppo non durò abbastanza e l'anno dopo fu demolita. :(
L'anno seguente nonostante gli arrivi di Fabian Ayala, Luccin, Gabi e Ricardo Oliveria (oltre a Pavon e Matuzalem), furono in grado di retrocedere nonostante i 31 gol messi a segno dal brasiliano e Milito (15 gol l'ex milanista e 18 l'argentino). Comunque anche l'anno prima della stagione 2006/2007 che hai citato tu, gli aragonesi fecero un buona stagione, culminata con un'incredibile 6-1 rifilato al Real Madrid in Copa del Rey
 

Ronin

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Dopo tanto Sud America ritorniamo in Europa e parliamo di Filip Stevanovic, ala sinistra serba di scuola Partizan che nel Novembre scorso il Manchester City ha acquistato per quasi 9 milioni di euro. Stevanovic nonostante la giovane età (é un classe 2002), nelle ultime due stagioni si è ritaglio uno spazio importante al Partizan. Dopo un 2018/2019 dove ha assaggiato la prima squadra e giocato una manciata di partite, l'anno seguente il club di Belgrado punta forte sul talento di Stevanovic, che ripaga questa fiducia con una stagione da incorniciare (7 gol), bissata da un'ultima annata dove il serbo ha messo a segno 4 reti. Le ottime prestazioni hanno fatto drizzare le antenne di molti grandi club europei, con il Manchester City bravo a bruciare tutti sul tempo. Stevanovic è un'ala sinistra dotata di una grande tecnica abbinata ad una velocità non indifferente. Quando gioca salta subito all'occhio visto che ama destreggiarsi a suon di strappi e dribbling, a volte eccedendo anche un po' troppo con i tricks. Nonostante abbia solo 18 anni non ha paura di chiamare il pallone, che i compagni gli devono mettere rigorosamente sui piedi. Di norma gioca a sinistra per sfruttare il piede destro, ma in diverse occasioni sia con Savo Milosevic prima che con Stajonevic dopo, l'hanno proposto a destra (se la cava bene pure con il mancino). Stevanocic comunque non resterà al Manchester City. Gli inglesi invece che farlo giocare nelle giovanili, hanno preferito girarlo in prestito agli olandesi dell'Heerenveen così da potergli fare accumulare esperienza in un campionato decisamente più competitivo rispetto a quello serbo

 
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Ronin

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7 Gennaio 2011
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A detta di giornalisti ed opinionisti brasiliani Leandro Damiao era stato indicato come il futuro numero 9 del Brasile. Mai previsione fu più sballata, perché alla fine il giocatore paranaense non è riuscito ad esplodere del tutto. Gli addetti ai lavori si accorgono di Damiao nel 2010, quando da riserva nell'Internacional entra negli ultimi 20 minuti della finale di andata della Copa Libertadores contro le Chivas, e mette a segno un gol importante (gara finita 3-2 per i brasiliani che poi andranno a vincere 2-1 anche in Messico). A Porto Alegre l'attaccante verdeoro ci rimane fino al 2013, mettendo a segno un buon numero di gol, tanto che le sue prestazioni non lasciano indifferenti i club europei, specialmente quelli italiani. Milan (quando già si era trasferito al Santos) e Napoli sono le due squadre che vanno più vicine ad acquistarlo, ma alla fine Damiao preferisce restare a casa per provare a giocarsi un posto nei 23 convocati per il Mondiale brasiliano (cosa che che però alla fine non avverrà). Il Leandro Damiao post Internacional è però solo l'ombra di se stesso. Alterna delle buone stagioni (come quella del 2015 al Cruzeiro), ad altre anonime. Nel mercato invernale del 2016 sbarca finalmente in Europa. Le buone prestazioni con la "Raposa" convincono il Real Betis a puntare sul ragazzo, con un prestito con diritto di riscatto fissato a 12 milioni di euro (il cartellino era ancora del Santos). In Spagna però gioca appena 3 partite, tanto basta alla dirigenza per capire che forse l'attaccante brasiliano non era fatto per il calcio europeo. Dopo un paio di stagioni al Flamengo e il ritorno all'Internacional, nel 2019 Damiao decide di cambiare vita e si trasferisce in Giappone nel Kawasaki Frontale, dove si riscopre di nuovo bomber, segnando 40 gol nelle ultime tre stagioni. A 31 anni è ormai troppo tardi per diventare il numero 9 del Brasile, ciò non toglie che per fisico e doti tecniche Leandro Damiao poteva fare sicuramente di più

 

Ronin

Prima squadra
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7 Gennaio 2011
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Tra tante meteore un posticino particolare lo merita sicuramente Fabio Paim. La sua è una storia davvero incredibile, che fa capire come la testa in uno sport come il calcio sia particolarmente importante. Di questo ragazzo si inizia a parlare fin da giovanissimo. A 14 anni non è inusuale vedere a Lisbona osservatori di grossi club come Barcellona, Manchester United oppure Real, interessati alle gesta di questo esterno destro dal talento cristallino. Persino Cristiano Ronaldo da poco sbarcato in Inghilterra dichiara che nelle giovanili dello Sporting c'é un giocatore più forte di lui, riferendosi proprio a Fabio Paim. Il club portoghese crede nel ragazzo, facendogli firmare un contratto da 20 mila euro al mese più qualcosa sottobanco, ma paradossalmente Paim non debutterà mai con la prima squadra. Dopo una serie di prestiti nel 2008 arriva la chance della vita. Jorge Mendes con uno dei suoi soliti magheggi riesce a portarlo al Chelsea. Sembra il passo decisivo per spiccare finalmente il volo nel calcio che conta, ma Paim a Londra ci rimane poco giocando solo con la squadra riserve. Da lì in poi la sua carriera cala letteralmente a picco (e di anni ne ha solo 20). Ritorna prima in Portogallo, per poi girovagare per il mondo. Gioca in Angola, in Lituania, in Qatar, in Lussemburgo, a Malta. Poi attraversa l'Oceano Atlantico e sbarca in Brasile. Dopo 3 anni di inattività ritorna di nuovo in campo in Polonia, e adesso a 33 anni si trova in Moldavia con il Zimbru. Tante avventure che però non portano a niente. Paim gioca pochissimo e si allena ancora meno. Come se non bastasse negli ultimi anni viene arrestato dalla polizia portoghese perché trovato in possesso di droga e bilancini. Scarcerato viene di nuovo messo in galera con l'accusa di far parte di un'organizzazione che smercia droga, mentre qualche anno prima era stato accusato anche di stupro, ma viene prosciolto. Una carriera veramente da ottovolante per Paim che pure vanta qualcosa come 42 presenze tra le varie selezioni giovanili del Portogallo. Il talento c'éra, peccato che la testa non è stata mai connessa come ha lui stesso dichiarato

 

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