Una grande emozione davvero questo Scudetto, specie per me che del Triplete ricordo poco e sono cresciuto con i vari M’Vila, Dodò, Kuzmanovic e compagnia cantante... no, probabilmente quella di Conte non è un’impresa (oltretutto è noto il suo autocelebrarsi), ma va detto che in un periodo anomalo come questo, in una situazione societaria come questa – che ha portato a un non-mercato di fatto e a un silenzio tombale da parte di Zhang che di certo non ha trasmesso serenità all’ambiente, anzi – non era facile compattarsi fino a questo livello e inanellare un ruolino di marcia così spedito. Credo che questo sia l’aspetto chiave. La storia degli stipendi e di un futuro ancora da scoprire poteva far crollare lo spogliatoio, che invece ha subito l’effetto opposto, compattandosi al massimo e rendendo ancora di più sul campo. Credo che vadano fatti gli applausi a tutti, a Conte, ai giocatori, alla dirigenza e allo stesso Zhang, perché senza di lui, comunque, tutto ciò non sarebbe successo.
Una cosa però su cui sono in disaccordo è il fatto che vincere il campionato fosse il minimo indispensabile, dopo l’eliminazione da Champions e Coppa Italia. Scusate, ma perché? Il minimo indispensabile era lottare fino all’ultima giornata, almeno da parte mia. Chiaro poi che, arrivato alla 31esima giornata con 11 punti di vantaggio sulla seconda, vincerlo era d’obbligo, ma devi arrivare ad avere quel distacco (che chiariamoci, è sicuramente anche per demeriti altrui, com‘è stato d’altronde gli anni scorsi, ma non solo), anche perché fino a quando un’altra squadra era prima a gennaio si parlava di un campionato bellissimo, avvincente e imprevedibile.