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PES 2018 – Le nostre impressioni

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Devo essere sincero. Era da diverso tempo che non giocavo a PES 2017, per diversi motivi, anche se le mie effettive ore di gioco solitamente sono sempre minori di quelle trascorse in modalità Modifica. Quindi, appena ho saputo che il PES 2018 World Tour sarebbe passato anche dall’Italia e che PESTeam.it era tra gli invitati, ho subito ripreso in mano il controller per riassaporare il football virtuale che un po’ avevo trascurato. E in quei pochi giorni trascorsi a “riallenarmi” ho capito perché ero passato ad altre tipologie di videogiochi: essenzialmente mi ero stufato. Troppe azioni già viste, troppi cross e colpi di testa, troppi Barcellona e Real Madrid online… Insomma, capite bene che le mie sensazioni da giocatore medio nei confronti della serie che supporto da sempre, alle 7 della mattina del 30 giugno, non fossero delle migliori. E come se non bastasse si sono messi in mezzo pure i ritardi ferroviari, con conseguente gran corsa fino alla sede milanese di Halifax, punto di ritrovo per stampa e community per una giornata all’insegna di PES 2018.

Colazione al volo, due parole con gli amici e poi diretti in sala riunioni per la presentazione del gioco da parte di Kei Masuda, Assistant Producer della serie, supportato dalla traduttrice e da Adam Bhatti, Global Product & Brand Manager. Peccato solo che lo stadio San Siro, la location originariamente prevista per l’evento, non fosse disponibile a causa di una concatenazione di concerti, ma l’atmosfera è di quelle giuste, tutti in attesa di sentire parlare i pezzi grossi di PES e conoscere le novità sull’ultimo capitolo.
Masuda-san comincia introducendo i nuovi PES Ambassadors Bolt e Maradona, specificando che il primo sarà estremamente limitato, disponibile solamente con il preorder del gioco, mentre l’ex fuoriclasse argentino farà parte delle Leggende del nuovo videogioco, aumentate in numero.

Si passa, allora, a parlare di ciò che rappresenta PES 2018, ovvero la realizzazione del migliore capitolo dell’ultimo decennio, frutto del grande lavoro svolto negli ultimi tre anni e dei feedback degli utenti. Insieme, questi due fattori hanno portato al più grande cambiamento nella serie dall’uscita delle console PS4 e Xbox One. I suoi punti di forza? I cosiddetti Super 7: un gameplay eccezionale unito a una grafica potenziata, l’integrazione diretta con la Pes League, la possibilità di giocare in co-op anche online, nuove e migliorate modalità con una presentazione generale al top e, per finire, l’attesa versione next gen per PC.

Concentrandosi maggiormente sul primo punto, Masuda ha parlato di un grande miglioramento del controllo della palla e del dribbling, molto più intuitivo e realistico, a cui è stata aggiunta l’interessantissima feature chiamata Autoshield, ovvero la protezione della sfera col corpo. Questa funzione si attiva in automatico in base alle abilità del giocatore, alla sua posizione e al contrasto con l’avversario, permettendo anche ai calciatori meno fisici, ma più qualitativi, di poter essere rappresentati al meglio sul rettangolo di gioco, per lasciare all’utente la possibilità di gestire come preferisce il possesso. Oltre a questo, bisogna aggiungere anche il Real Touch+, grazie a cui i giocatori potranno stoppare il pallone con varie parti del corpo come petto, stomaco e cosce, garantendo animazioni più fluide e diversificate. Movimenti che sono stati ricostruiti da zero utilizzando le nuove tecniche di scansione, applicate ai modelli dei giocatori, che ora, oltre a volto e fisico, possono vantare anche le corrette dimensioni delle divise, in modo da riproporli il più fedelmente possibile alla loro controparte reale.

Spazio ai calci di punizione che, come già visto dai video dell’E3, sono cambiati: è sparita la guida e c’è un nuovo angolo per la visuale. Qui ha preso la parola anche Adam: “Volevamo tornare ai tempi della PS2, con un sistema più intuitivo per le punizioni, in modo da abbandonare la linea-guida, e siamo andati in questa direzione. Ora gli utenti si possono sentire più sicuri sui calci piazzati, ma devono fare i conti anche con portieri decisamente migliorati.” Rimanendo in tema estremi difensori, questi ora possono vantare nuove animazioni sia di parata, che generali, come il modo di tenere in mano il pallone o di fare un passaggio al compagno.

Ed eccoci arrivati all’aspetto grafico. La qualità dei nuovi volti introdotti in PES 2018 è impressionante e al lavoro di scansione sono stati sottoposti anche gli stadi dei club partner. Terreno di gioco, tunnel, spogliatoi e spalti sono stati analizzati nel minimo dettaglio e riproposti fedelmente in-game e da queste migliorie trarranno vantaggio anche i vari stadi generici. Miglioramenti anche per quanto riguarda i tifosi, più attivi e reattivi durante le fasi della partita, così come i calciatori, che ora mostrano anche le espressioni facciali durante il match. Sono proprio queste piccolezze che permettono al gioco di diventare “vivo”, legando insieme e contemporaneamente diverse animazioni in base alle situazioni di gioco.

Masuda prosegue con le novità riguardanti la presentazione delle gare, visto che sono stati aggiunti nuovi elementi all’HUD di gioco. I giocatori, finalmente, avranno la loro foto reale all’interno dei vari menù e queste verranno mostrate all’inizio e durante il match, con la presenza di vari dati statistici live come i passaggi riusciti o i palloni recuperati, per aggiungere un livello di realismo al gioco. Chiusura finale sulla nuova modalità di gioco in cooperativa che può vantare un sistema di analisi delle performance dei giocatori, in modo da permettere il confronto tra gli utenti a metà e fine gara.
Terminata la presentazione ci spostiamo nella sala adiacente. Tocca a noi.

Lotto contro la tentazione di giocare subito, colgo l’occasione per bermi un caffè e scattare qualche foto, ma in realtà voglio vedere le reazioni degli altri giocatori. Mi metto dietro due ragazzi che cominciano una partita: rimaniamo a bocca aperta all’entrata in campo delle squadre. I giocatori, il tunnel, sembra tutto reale dalla qualità con cui sono stati riprodotti gli elementi di gioco. Parte la presentazione delle formazioni e si vedono le immagini reali dei calciatori sullo schermo, tra l’inno dei tifosi di casa. Uno spettacolo. Palla al centro e, con la nuova regola del calcio d’inizio, comincia il match. Che dire, la grafica ha sempre contraddistinto la serie PES, ma questa volta siamo davvero di fronte a un capolavoro. Terreno di gioco, illuminazione e giocatori sono perfetti, sembra di stare lì.

A questo punto decido di spostarmi e giro un po’ tra le postazioni: gente che esulta per i gol segnati, chi loda le animazioni e chi prova punizioni, ma in generale, tutti hanno il sorriso sul volto. Questo mi basta, è il momento di sedersi e giocare una partita contro il COM.
Difficoltà regolare o superstar, le squadre disponibili sono Barcellona, Atletico Madrid, Borussia Dortmund, Liverpool e Brasile; gli stadi sono il Camp Nou, il nuovo Wanda Metropolitano, il Signal Iduna Park e Anfield. Il menù è molto simile al capitolo precedente, così come sono rimasti moduli fluidi e formazioni avanzate, ma quello che colpisce sono le foto dei giocatori nel menù formazione. Finalmente ogni giocatore con nome originale avrà la sua immagine reale nel gioco! Spulcio un po’ i vari settaggi e trovo la nuova condizione climatica “cloudy and rainy” (nuovoloso e piovoso) che fa molto calcio inglese, quindi seleziono il Liverpool, lo stadio Anfield e gioco contro il BVB.

L’unica parola fino al calcio d’inizio è “wow”, per quanto scritto sopra riguardo l’ingresso in campo delle squadre. Poi l’arbitro fischia e si comincia. La prima cosa che mi balza all’occhio è la differenza nella pressione del tasto per il passaggio: nel mio tipo di gioco, fatto di possesso palla, ero abituato a premere X rapidamente, quasi un tocco dietro l’altro, ma in PES 2018 questo porta a passaggi deboli o controtempo, che mancano in precisione oppure vengono facilmente intercettati dagli avversari. Ci è voluto qualche minuto per ricalibrare le mie abitudini, ma ne è valsa la pena.
Il risultato è un ritmo di gioco più lento, in cui ci possono essere alcune pause “riflessive” durante il possesso, in modo da poter pensare alla propria strategia offensiva. La protezione della palla da parte dei giocatori di qualità va in questa direzione, così chi va sempre ai 100 all’ora può venire contrastato da giocate intelligenti o dribbling fluidi come non mai, lasciando spazio alle iniziative dei singoli giocatori. A mio avviso, questo tipo di ritmo, per così dire “reale”, permette di mettere in luce i calciatori per quello che sono, con i propri punti di forza: Messi è letale nel dribbling stretto e chirurgico nel tiro, Neymar fa della rapidità e dei guizzi il suo arsenale migliore, Busquets non avrà il piede di Iniesta ma recupera e smista un treno di palloni, Godin è una roccia in difesa, ma fatica sul lato della corsa. Questo intendeva Masuda quando parlava di miglior gioco della serie. PES 2018 tende alla realtà calcistica.

Passiamo ai feedback vari. Mi sono arrivate molte domande attraverso i canali di PESTeam.it e spero di aver già risposto a molte di esse, per le restanti, proverò a ragionare in modo ordinato.

Arbitri e falli: nelle partite giocate contro il COM, la direzione di gara mi è sembrata onesta, in linea con PES 2017. La protezione della palla aiuta, inoltre, a subire qualche fallo in più, soprattutto nelle gare con altri utenti, anche se qualche chiamata un po’ dubbia c’è stata. Ritorna il segnalino del cartellino giallo sopra il giocatore ammonito, feature molto comoda.

Difesa: attenta nelle chiusure e negli interventi. Forse l’unica macchietta di questa build del gioco, a mio giudizio (e non solo), è la mancanza di un pizzico di reattività alla fase difensiva. Questa può finire per concedere più possibilità agli attaccanti. Sono sicuro che verrà sistemato qualcosa in questo senso, già dalla prossima Demo.

Portieri: sicuramente avete visto i video pubblicati recentemente, con le nuove animazioni di parata. Se lo scorso anno erano migliorati molto, in PES 2018 sono stati ancora più perfezionati. Grandi tempi di reazione e, a volte, veri e propri miracoli. Complimenti.

Tiri: il sistema di tiro di PES 2018, sinceramente ricorda molto il capitolo precedente, anche se mi sembra siano state apportate alcune modifiche per quanto riguarda la percentuale di gol realizzati. Più di una volta mi è capitato di calciare fuori un pallone che nel 2017 sarebbe andato in porta, e lo stesso può capitare all’IA durante le partite (ricordo l’attaccante avversario che salta il portiere ma si allunga di poco la palla, calciando sulla rete). Il tiro piazzato con R2 ha un’animazione migliorata sia nel movimento del giocatore che nella traiettoria del pallone e, con i giocatori giusti, rappresenta un’arma temibile per l’attacco. Ultimo appunto sui calci di punizione che, oltre alla nuova visuale, ora possono contare anche sugli schemi, come per i corner.

Cross: ci sono novità anche sotto questo aspetto, critico in PES 2017. La percentuale di riuscita dei cross, infatti, è stata abbassata. Ne ho provati tanti nelle partite che ho fatto e si sente la differenza col capitolo precedente, visto che diversi tentativi sono risultati sballati rispetto alla posizione del giocatore bersaglio. In diversi casi sono stati anche facile preda del portiere, ma questo non vuol dire che sia impossibile segnare da cross. Giudizio molto positivo, da rivedere con giocatori come Dzeko, Diego Costa ecc…

IA: sono rimasto felicemente impressionato. Ogni squadra ha il suo particolare modo di giocare – Barcellona palla a terra e fraseggio veloce, Liverpool più fisico e così via – ma quello che mi ha colpito di più è la varietà delle soluzioni che il COM ha messo in atto, non solo sfruttando i miei errori: ho visto l’Atletico Madrid salire sulla fascia e provare il cross per Torres, l’azione dopo ci hanno provato con una serie di passaggi che ha portato al tiro Griezmann. Lo stesso si può dire per il Borussia Dortmund, che mi ha colpito in contropiede con Aubameyang e con un tiro di precisione di Reus.

Atmosfera stadio: eccezionale quanto si può vedere sul campo di gioco e attorno a esso. L’illuminazione è stata resa in modo ottimale e anche i piccoli dettagli che circondano il rettangolo verde sono stati riprodotti in maniera sapiente: fotografi, borracce… Lo stesso si può dire per la struttura dello stadio. E il pubblico? Si può notare un maggiore diversificazione dei modelli dei tifosi e che questi si animano in determinate azioni durante la partita. Resta ancora un punto su cui lavorare, però. Non posso esprimermi sul lato audio, purtroppo, visto che le postazioni in sala erano tante e per evitare la troppa confusione il volume dei tv era stato abbassato.

Full manual: come avrete capito, purtroppo, non sono un giocatore manual, e questo mi dispiace perché non avrei saputo rispondere a un sacco delle domande della community. Per mia fortuna, ho avuto il piacere di conoscere all’evento due ragazzi di Pes-Serbia.com, molto gentili ed esperti manualisti. Durante le partite contro @zexsim, ne ho approfittato per chiedergli alcuni chiarimenti e la sua risposta che mi ha colpito di più è stata: “Questa è la migliore build mai provata per un utente manual, tutti i bug sono stati rimossi o limati e il ritmo di gioco è perfetto.” Inutile dire che i match sono stati molto tesi e che in più occasioni ha vinto lui, comunque voglio fidarmi del suo autorevole parere per tranquillizzare i giocatori.

 

Conclusioni

Difficile dare un giudizio finale a una versione del gioco preparata per l’E3, aspetterei piuttosto l’attesa beta di fine luglio e ancor più la successiva demo. Ma da quanto visto finora, direi che siamo di fronte alla possibile svolta: da rivedere alcuni particolati, ma l’enorme dettaglio grafico, collegato a un gameplay da 10 e lode, rendono PES 2018 il capolavoro della serie.

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