Episodio Pilota: Mi Fùtbol, Mi Vida
[Buenos Aires, 12 Maggio 2020]
Fùtbol es mi vida. Sin da bambino ho vestito la consapevolezza di non essere nato per fare altro, in vita mia. Calcio, calcio, calcio.
È dna, è istinto, è incantesimo... Non sono mai sceso a patti con il diavolo, tutto quello che ho avuto, beh, me l’ha dato Dio.
Mi chiamo Alejandro Dominguez ma molti di voi mi ricorderanno come “El Chori”.
Nato a Lanùs il 10 giugno del 1981, ora ho 39 anni e ho detto basta con il pallone tra i piedi nel 2018 dopo una carriera... romantica.
Ho iniziato nella mia terra per esordire con il Quilmes, poi dopo essermi messo in mostra vincendo il Mondiale con la nazionale U20 sono passato al River Plate, squadra del mio cuore, con cui ho vinto 2 titoli clausura in tre anni. Nel 2004 poi l’Europa: Rubin Kazan, Zenit, ancora Rubin. Qui due campionati, una Coppa UEFA, e il titolo di miglior giocatore nel 2009.
Dopo Valencia, parentesi da dimenticare, e per un soffio non approdo alla Juventus... Ma mi preferiscono Matri.
Torno al River dopo la retrocessione, scelta di cuore, e dopo rieccomi in Europa, al Rayo, nella miglior stagione di sempre del club. Nel 2015 ecco la Grecia, all’Olympiakos, dove gioco la Champions e vinco 4 campionati consecutivi. È nel 2017 che torno a Vallecas per chiudere la mia carriera.
Da tempo era maturata in me l’idea di allenare. Un’opzione spesso accarezzata con la mente, ma mai presa in seria considerazione.
Tuffarsi in un mondo tutto nuovo, magari in una nazione che non si conosce così profondamente... può far paura? Certo.
Eppure, la voglia di iniziare qualcosa di nuovo sovrastava ogni cosa.
Un’illusione di poco conto oppure una gloria di cui essere fieri in eterno?
Questo l’avrebbe rivelato - come ogni cosa - il tempo.
Da calciatore amavo accarezzare il pallone e cercare la giocata più brillante. Ora il mio destino avrebbe parlato di panchina. Così odiata da calciatore, così ambita da aspirante allenatore. Temo che alle volte mi verrà voglia di togliermi la giacca e strapparmi la camicia di dosso. Dovrò saper resistere. Dovrò dare il buon esempio. Mio caro fùtbol, mi hai dato tanto e so che tanto ancora mi darai. Per questo sono qui: perché questa è la mia nuova vita.