OGGI IL DERBY DEL GALLES. AYEW IN TRIBUNA PER IL CASO PRUTTON. STORIA DI UNA RIVALITA'
Il derby del Galles è famoso in tutta l’isola per le scene di violenza che l’hanno accompagnato nella sua storia.
Nel 1988 al vecchio
“Vetch Stadium” di
Swansea, una rissa degenerò e proseguì per le vie della città, fino alla spiaggia di Swansea.
Dei tifosi dello
Swansea spinsero un piccolo gruppo di tifosi del
Cardiff fino in mare. Ci sono diverse versioni di come andò a finire, ma una cosa è certa: da quel giorno, “Swim away” (“Nuotate via”) è uno dei cori preferiti dei tifosi dello Swansea, cantato mentre mimano il nuoto a rana.
Nel 1991 furono arrestati 39 tifosi. Lo stesso anno a fine gara, il portiere dello Swansea
Roger Freestone disse di aver trovato £65 in monetine dentro la sua porta lanciate in un solo tempo. Lo scontro più violento fu nel 1993: al vecchio
“Ninian Park” di
Cardiff, i tifosi dello
Swansea cominciarono a staccare poltroncine e lanciarle contro gli avversari. I tifosi del
Cardiff invasero il campo cercando il confronto.
L’episodio è ricordato come “Battaglia di Ninian Park”, e da allora le tifoserie non si scontrano più.
Per quattro anni le trasferte furono completamente vietate. Poi, nel 1997, cominciarono le “bubble trips”.
Per usare le parole di
Andy Legg, uno dei 31 giocatori ad aver indossato entrambe le maglie, al
Guardian: quando si parla di
Swansea e
Cardiff,
" Odio non è una parola abbastanza forte.”
Se sembra strano pensare che due città separate da soli 55 km e unite da un forte senso di appartenenza gallese riescano a odiarsi così tanto, sorprende ancora di più pensare che non è sempre stato così. Nei primi anni, a partire dal primo derby nel 1912, quasi non c’era rivalità.
Si dice addirittura che nel 1927 centinaia di tifosi dello
Swansea accompagnarono il
Cardiff City a
Wembley per sostenerlo in una finale di
FA Cup contro l’
Arsenal.
La rivalità è cambiata col cambiare del Galles.
Negli anni ’80, in cui il derby si inasprì,
Margaret Thatcher condusse una piccola battaglia contro i minatori – e le miniere erano una parte importante dell’economia gallese. Il paese vide disoccupazione, proteste e scioperi.
Da quel periodo, Swansea-Cardiff City si accese di tensioni che vanno dal piano sportivo a quello politico, da quello economico a quello culturale.
Da un lato c’è
Cardiff, la capitale al tempo stesso più inglese e più internazionale, e fulcro economico del
Galles – che per anni ha ottenuto gran parte dei finanziamenti e dei riflettori rivolti al paese. Dall’altro
Swansea, una città più antica e non molto più piccola, che si sente sullo stesso piano di
Cardiff, ma trattata alla stregua del cugino minore.
Un esempio è l’edificio del
Senedd, l’assemblea gallese costruita a partire dal 2001:
Swansea aveva chiesto di ospitare l’istituzione,
Cardiff era indifferente a riguardo. Per qualche motivo la scelta ricadde comunque su
Cardiff e a
Swansea toccò una piscina nuova.
A
Swansea, il calcio è accompagnato da un senso di rivalsa.
Myreg, ultrasessantenne tifoso degli
Swans e indipendentista gallese, racconta che non è solo una questione di essere finalmente la squadra più forte in
Galles, dopo anni di dominio del
Cardiff City: è una questione di identità.
I destini della squadra della capitale sono cambiati radicalmente dopo l’acquisto da parte del imprenditore malese Vincent Tan, uno degli uomini più ricchi del pianeta. Il Cardiff City è stato conosciuto per i suoi primi 113 anni di storia come
Bluebirds. L’ingresso di Tan ha modificato profondamente i connotati del club: dall’estate 2012 l’uccellino dello stemma ha lasciato il posto ad un dragone, brand molto più appetibile del fragile pennuto nel mercato asiatico. Come se non bastasse, il tradizionale colore azzurro ha lasciato il posto al rosso sulle maglie e sullo stemma del club. Molti tifosi hanno preferito non barattare il loro passato con investimenti e risultati sportivi e hanno semplicemente smesso di seguire la propria squadra. Questo episodio ricorda molto la fondazione della FC United of Manchester, team creato da tifosi dei Red Devils contrari all’acquisto della loro squadra dell’americano Glazer.
Lo Swansea, invece, reagì alla crisi finanziaria del 2001 stringendosi intorno ai suoi tifosi che si organizzarono in un
Trust entrando nei quadri amministratavi. Con più del 20% delle azioni societarie, il Trust diventò il terzo azionista del club , prendendo parte attivamente alle decisioni societarie nel consiglio di amministrazione, dove partecipava un soggetto eletto dai tifosi. Questa gestione dal basso produsse risultati stupefacenti: lo Swansea fu chiamato
Swansellona, omaggio al club Catalano per il suo gioco divertente e prolifico nonostante la mancanza di campioni affermati. Risultati concreti non tardarono ad arrivare: nel 2013 vinsero la coppa di Lega, e l' anno succesivo parteciparono all Europa League. La sostenibilità economica fu garantita da una gestione oculata degli stipendi e dalla valorizzazione dei giovani.
La struttura dello Swansea si ispirava moltissimo al modello tedesco; . In Germania vige, infatti, la regola del 50%+1. Ovvero, almeno la metà delle quote azionarie di ogni società dev’essere di proprietà dei membri del club. In questo modo le decisioni sono prese direttamente dai tifosi e non da investitori disinteressati. Capitali esterni sono liberi di confluire nelle casse societarie, ma in misura minoritaria. Questo lascia ai tifosi l’ultima parola nella gestione societaria. È prevista un’unica eccezione a questa regola: il controllo superiore al 49% può esserci soltanto se l’ente esterno supporta la squadra da più di vent’anni. Si fa chiaramente riferimento alla Bayer industria farmaceutica indissolubilmente legata ai destini del Leverkusen, così come lo è il Wolfsburg rispetto alla Volkswagen. Quest’eccezione sembra assolutamente ragionevole e non intacca in alcun modo il principio generale della norma. Tradotto in pratica, questa regola fa sì che sia impossibile per un investitore mordi e fuggi prendere il controllo della società, stravolgerla nella sua identità per poi magari lasciarla spremuta da debiti.
Questo modello è visto con estremo favore dai tifosi, che sono i veri protagonisti delle scelte societarie, ma anche dagli investitori che hanno un notevole ritorno economico. Le società sono infatti profondamente radicate sul territorio di appartenenza; coinvolgimento e passione si trasformano in stadi sempre pieni, favoriti anche da biglietti popolari, poiché le politiche di prezzo sono decretate dai tifosi per i tifosi stessi. La sostenibilità finanziaria è garantita dal larghissimo uso dei vivai. Coltivare all’interno della propria struttura i titolari della futura prima squadra garantisce l’indipendenza economica.
Nel 2016 un consorzio americano guidato da Steven Kaplan e Jason Levien acquistò per 100 milioni il 68 % delle azioni dello Swansea , il tutto durante un annata turbolenta , che si conscluse con la retrocessione in championship . I nuovi proprietari , ed i precedenti dirigenti da cui acquistarono le quote societarie , furono aspramente ciriticati dal Trust dei tifosi, possessori del 21 % delle azioni del club, i quali si lamentarono del fatto di non esser stati pienamente consultati durante il passaggio di proprietà. Le tensioni in questione si raffredarono solo quando Kaplan e Levien ammisero di aver commesso degli errori, ma il rapporto tra la nuova proprietà ed i tifosi continuò ad esser travagliato per via dei pochi investimenti sul mercato della nuova dirigenza , la quale decise di puntare fortemente su un significativo abbattimento dei costi della rosa con l' obbiettivo di rendere il club autosufficiente.