Articolo 9
Domanda: perché?
Già, perché? Gira che ti rigira alla fine la domanda più pesante a cui dare una risposta è sempre lei: "perché?"
Non è solo curiosità, sapere il perché è sete di giustizia, è voglia di conoscenza, è l'espressione del nostro diritto di imparare, di sapere; i perché sono i veli dietro i quali crediamo, speriamo di trovare il potere di essere autori e non attori della nostra esistenza. Tutti cercano un perché: dottori che cercano i perché di una malattia per poterla sconfiggere, psicologi che cercano di capire i perché della mente umana, filosofi che cercano i perché della nostra anima e via discorrendo...
Ma il vostro perché? Qual'è? Vedete, non è una semplice domanda retorica o un vano tentativo di dare un tono al discorso, no è più di questo. I perché sono la nostra molla, l'energia elettrica che ci scorre nelle vene, il carburante del nostro cuore. Tutti i perché sono importanti e qualunque risposta data seriamente e con sincerità è quella giusta.
Dal perché ti alzi la mattina alle 5, al perché macchi il caffè col latte; dal perché ami i tuoi figli, al perché hai sposato tua moglie. Sono tanti, sono diversi, alcuni opposti magari, ma ognuno di loro è equamente importante a tutti gli altri e la loro somma sarà il risultato di ciò che siamo, NO: di chi siamo.
Il dato difficile da accettare è che ogni risposta ad un perché sarà inevitabilmente schifosamente egoista. Non potrebbe essere altrimenti, dato che ogni perché ci riguarda e ribalta la nostra visione del mondo, mettendo il focus non più su ciò che ci circonda, ma su ciò che abbiamo dentro. "Perché" è lo specchio del nostro io, è l'occhio che ci scruta, ma saremo pronti ad accettare ciò che troveremo?
Molti sono i perché a cui ho cercato di dare una risposta nel corso degli ultimi (quasi) 40 anni. Molte volte mi sono sorpreso di come, alla fine, io abbia fatto la scelta giusta, nel senso che ho scelto di fare ciò che mi rendeva felice (ebbene sì, lo ammetto: io anelo alla felicità), ma per i motivi sbagliati...o meglio, discutibili. Un esempio banale? All'età di 15 anni iniziai a fare calcio a 5. Eravamo una piccola squadra: 8 giocatori. 5 titolari e 3 riserve. Pochi ma buoni comunque, finimmo secondi perdendo solo la finale...nel primo allenamento l'allenatore ci chiese che ruolo volevamo fare e perché: tutti risposero l'attaccante, perché voglio fare gol (=voglio essere l'eroe, voglio la gloria, voglio le attenzioni). Io fui l'ultimo a rispondere:
Io voglio fare il portiere, perché voglio stare davanti all'attaccante che, dopo aver superato la difesa, tira in porta sicuro di sentire gli applausi e voglio essere lo stronzo che glieli nega.
Si, volevo fare il portiere per rovinare i sogni degli altri. Io volevo essere l'incubo dei miei avversari, io non cercavo la mia gratificazione, ma l'annichilimento di quella altrui. Fare la scelta giusta, per il motivo sbagliato.
È difficile rispondere a certe domande, altre volte è difficile accettare la risposta. Ciò che non dovremmo mai smettere di fare è cercare sempre una soluzione al problema più grande di tutti, una risposta alla domanda che l'uomo si pone fin dall'alba dei tempi: perché?
Non avremo mai ogni risposta ad ogni perché, ma per ognuno a cui daremo voce avremo indietro una tessera del puzzle che ritrae chi siamo. Non restate folli, non restare affamati, restate curiosi. Non è tanto farsi la domanda giusta, è trovare la giusta risposta il vero scopo della questione. Scavate, non fermatevi. Andate in profondità, non fermatevi al primo tesoro scoperto o nella posizione più comoda, quelle sono solo distrattori.
Chiedetelo sempre, esigetelo, pretenderemo: perché? Perché ne vale decisamente la pena...