1° GIUGNO 2019
Parcheggio nell'apposito spazio per le macchine e mi avvio a piedi dentro lo stadio. Ma prima, mi presento, mi chiamo Carlos Manuel Rodrigues de Freitas, meglio noto come Carlos Freitas. Forse mi conoscerete già, sono stato anche D.S della Fiorentina fino ad ora, ma con la nuova dirigenza per me non c'era più spazio.
Vi chiederete cosa faccia qui a Lisbona, nello stadio della mia città natale... beh sono qui per avere un posto di lavoro, ora che il presidente dello Sporting, Frederico Varandas, vuole cambiare alcune carte in tavola, tra cui anche l'allenatore e di questo mi dovrò occupare io.
Entro negli uffici amministrativi dello Sporting, sto per presentarmi alla signora della reception quando sento una voce: "Oh, Carlos eccoti! Vieni, ti stiamo tutti aspettando", a parlare è stato Beto, pseudonimo di Roberto Severo, ex calciatore dello Sporting e ora team manager.
Saliamo le scale, lui mi racconta un po' dell'aria che tira a Lisbona, "qui vogliono tornare in Champions subito" mi dice, bene, perché è quello che voglio anche io.
Poi, prima di entrare, mi prende da parte e mi dice: "Senti, non te lo nascondo, il presidente non è felice. Si aspettava di tornare in Champions e i soldi persi dalla mancata qualificazione saranno detratti dal mercato..:" "Scusa in che senso?" chiedo io allarmato, non mi era stato detto tutto ciò.
"Ti spiegherà lui", entriamo, l'accoglienza è decisamente calda ma traspare un po' di stress dalla passata stagione tra i partecipanti a questa riunione.
Davanti a me, c'è il presidente, alla mia sinistra Beto, alla destra il capo osservatore Raul Josè, lui è quello che ha l'aria più contrita, il meno contento tra tutti.
Prende la parola il presidente: "Sei qui perché vogliamo cambiare passo, i nostri rapporti con Keizer (l'allenatore in panchina contro il Porto, ndr) sono finiti e starà a te trovare un degno sostituto, accetti?", il presidente era stato diretto ma mancava ancora qualcosa: "Beh la sfida è allettante e io adoro le sfide ma prima, mi è parso che Beto avesse accennato qualcosa sul mercato", l'espressione sui volti dei partecipanti torna buia, parla nuovamente il presidente: "Sì, ho deciso che il nuovo allenatore dovrà destreggiarsi, almeno per la prima metà di stagione se non più avanti, con la rosa che ha attualmente in possesso e, mi auguro, che farà anche bene in Europa League", non voglio discutere già il primo giorno, quindi annuisco, ma c'è un grosso problema: lo Sporting non ha un grande appeal e temo che l'impossibilità di rinforzare la rosa possa essere uno scoglio nella ricerca del mister perfetto.
Dico al presidente che accetto la sua offerta e che rifletterò su un nome per la panchina, qualcuno ce l'ho già in mente ma devo fare mente locale, il presidente ci saluta e possiamo considerare conclusa la riunione"
Ci andiamo tutti a fare un bel caffè, mentre aspettiamo Beto mi si avvicina e mi fa: "Che ne pensi?", aspetto qualche secondo cercando di pensare ad una risposta che non faccia trasparire tutti i miei dubbi: "Beh, la situazione è fragile, l'impossibilità di fare mercato potrebbe allontanare molti allenatori che si sarebbero messi in gioco da noi", "lo so, lo so" mi interrompe lui "ma guarda il lato positivo, se riusciremo a raggiungere la Champions forse potremmo concederci un budget davvero ampio, con i soldi risparmiati da questa stagione" sta cercando di convincermi ma io non sono del tutto sicuro, è un circolo vizioso, per fare un buon mercato dobbiamo arrivare in Champions, per arrivare in Champions abbiamo bisogno di un buon allenatore, per avere un buon allenatore bisognerebbe dare garanzie sul mercato, quindi siamo punto e a capo.
Sono quai le 17, saluto i miei nuovi colleghi e mi dirigo verso la macchina, qualche nome ce l'ho già in mente. Prendo il telefono e compongo un numero...