È davvero un peccato. Stanno commettendo gli stessi errori, con i dovuti distinguo dovuti ai due periodi diversi, che hanno condotto EA Sports al sorpasso. Per la prima volta da anni, da PES 2015, si ritrovano tra le mani un prodotto decente, sotto certi aspetti valido proprio. Mi ci sto divertendo molto, e non succedeva dai tempi di Winning Eleven 8.
Il MyClub, per quanto basato sul FUT, è la modalità definitiva, quello che ci voleva in un'epoca come la nostra: ci spendo soldi come facevo da piccolo con le figurine, mi c'infogno da due settimane praticamente ogni qualvolta ho un'oretta libera, facendo anche le nottate. Passi che trovo solo giocatori di merda; che questo sistema della roulette andrebbe quantomeno rivisto; che sul campo ci sono certe magagne condivise in pieno con FIFA a livello di gestione della CPU, a tratti imbarazzante.
Ma una tale, manifesta indifferenza è comprensibile solo fino a un certo punto. Sono con Konami se si tratta di non dare corda a chi insulta, offende o sfoga la propria frustrazione nelle maniere più variopinte; ma il problema c'è e chi ha acquistato il gioco ti ha accordato una cosa che vale più dei soldi che ha speso, ovvero fiducia. Konami non ha capito che nel mondo in cui già siamo entrati, tra social e quant'altro, questo aspetto è pregnante, anche e soprattutto da un punto di vista di mero marketing. Se posso non ho problemi a spendere centinaia di euro in transazioni, alla luce di un gioco che mi garantisce ore e ore di divertimento, quando ci sono titoli per cui spendo 60/70 soldi salvo poi riporli nel comodino dopo una decina di ore.
Il loro atteggiamento, inutilmente altezzoso, però, mi convince a pensarci due volte prima di sborsare, oltre che fare cattiva pubblicità e prendere la medesima decisione presa all'indomani dell'uscita di PES 6 su 360, quando capì (ed eravamo in pochi) l'andazzo: basta PES. Sono tornato quest'anno seriamente, ma vedo che le vecchie abitudini sono dure a morire. D'altronde Kojima che finalmente si libera dalle loro maglie, quali che siano le sue colpe, rappresenta una svolta epocale. I giapponesi hanno perso il primato e non sanno come s'insegue chi ti sta davanti. Anziché guardare alla finanza dovrebbero tornare all'artigianato, come avvenne 25/30 anni fa.
I primi game designer nipponici, quelli che hanno inciso davvero, altro non sono che questo, artigiani. E un artigiano ci tiene al lavoro fatto bene, perché per lui una singola, sentita lamentela è più dolorosa di qualunque altra cosa. Non è idealismo, è quello che ha reso grandi tutte quelle software house oggi regolate da schemi e strutture utili ma avulse dal fulcro di questo settore. Square Enix, Konami e Capcom sono riusciti in pochi anni a vanificare sangue e sudore dei tanti che li hanno preceduti. E questo è triste. È tutto molto triste.