Beh, che il gioco abbia avuto successo è innegabile.
Certo, se invece di chiamarsi Hogwarts Legacy si fosse chiamato, che so, School of Magic, credi che le vendite sarebbero state molto diverse.
Ma d'altronde, il nome fa tanto, lo abbiamo visto proprio nei calcistici, dove qualche anno fa uno avrebbe dovuto vendere forse un decimo dell'altro, e invece ha sempre venduto di più.
Comunque considerando che probabilmente il target su cui puntavano era proprio quello degli appassionati della saga più che degli appassionati di videogiochi in generale, hanno ottenuto quello che volevano, che in campo commerciale è fondamentale.
Personalmente non l'ho più giocato, probabilmente prima o poi lo riprenderò magari con un altro spirito, ma certo non posso dire che sia stato un acquisto azzeccato.
Ho visto i films (mai al cinema) quando uscivano in DVD (il target del format è sempre stato rivolto ad un pubblico giovanissimo). Io ero decisamente fuori target per questioni anagrafiche, come tu del resto.
Amo il fantasy (se non è una pagliacciata) e quindi anche questa era una tappa obbligata: un ottimo prodotto, ben fatto e confezionato.
Una intera generazione è cresciuta con quel mito, attraverso i libri (in primis) e gli adattamenti cinematografici.
Sognavano di usare una bacchetta magica, di volare sulla scopa, di far parte di quella scuola e di quel gruppo di amici (ai miei tempi, da bambino, facevo parte di una Banda, il Lampo Azzurro, con le sue regole e le parole d'ordine: nulla a che vedere, però, con le Baby Gang: il nostro scopo era salvare la Natura....beata innocenza...ci bastava sentirci parte di un gruppo e usare la più sfrenata fantasia; quello era il nostro mondo).
Il successo di questo videogame è dovuto al fatto che li riporta a quelle fantasie, a quelle magie, a quei sogni, al periodo più bello della vita che è la giovinezza.
Un gioco semplice, senza tanti arrovellamenti: l'importante, per loro, è rituffarsi in quell'isola dei ricordi.
Penso abbiano amato il contesto nel suo insieme, che doveva essere "innocente" e "sognante": i successivi sviluppi (anche drammatici per alcuni personaggi) sono stati un doloroso percorso di crescita. Si sapeva che c'era un Nemico, ma quel Mondo, fatto di amicizie consolidate ed avventure magiche, garantiva una innata sicurezza.
Stranamente, amando Tolkien, non ho mai acquistato un videogioco dedicato a quel mondo (Hobbit e il SGDA): i combattimenti, per me, con i nemici, sono sempre stati ostacoli obbligati da superare all'evolversi delle vicende narrate.
Orchi, Troll, Draghi, Goblin ecc....tutto quel mondo lì, in termini di sfide ed avventure, di ricerche, di tane, di tesori da scovare, di segreti da svelare, lo vivo e lo adoro in altri contesti fantasy (D&D, il mondo di The Elder Scroll, The Witcher e quant'altro). Il mondo di Tolkien, quello vero, lo vivo con altri occhi, più maturi, meno incentrato sull'azione (e ce ne sono di guerre nel Silmarillion, nelle varie ere), ma fanno parte integrante di un'epica atta a narrare vicende complesse sviluppatesi in generazioni di conflitti.