Oriali, insieme all'ex calciatore interista
Álvaro Recoba, fu coinvolto nello
scandalo dei passaporti falsi che colpì il calcio italiano nel 2001. La sentenza di primo grado emessa dalla Commissione disciplinare della
Lega Calcio il 27 giugno 2001,
[26] e confermata successivamente anche dalla sentenza della
Commissione di Appello Federale,
[27] inflisse a Oriali un anno di inibizione,
[28] a Recoba un anno di squalifica
[28][29] e alla società
Inter un'ammenda di 2 miliardi di lire.
[28] Il 25 maggio 2006, nell'ambito della giustizia ordinaria, il
Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di
Udine ha accolto la richiesta di
patteggiamento di Recoba e Oriali, infliggendo con sentenza definitiva la pena di sei mesi di reclusione ciascuno, sostituita con una multa di 21 420
euro, per il reato di concorso in falso relativo alle procedure seguite per far diventare comunitario il giocatore, il quale non aveva antenati in Europa, e anche per il reato di
ricettazione relativo alla
patente di guida italiana ottenuta dallo stesso Recoba, che faceva parte di un gruppo di documenti rubati negli uffici della
motorizzazione civile di
Latina.
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Nonostante le sentenze passate in giudicato, nel luglio 2011 in un'intervista rilasciata a
la Repubblica,
Franco Baldini, direttore sportivo della
Roma dal 1999 al 2005, discolpò Oriali dalle responsabilità imputategli, dichiarando che era stato lui a consigliare all'ex mediano nerazzurro di rivolgersi a una delle persone successivamente coinvolte nello scandalo.
[31] Dopo le parole di Baldini, in un primo momento Oriali non aveva escluso la possibilità di chiedere la
revisione del processo, salvo poi rinunciare a tale intendimento.
[32]