Sì, ma lo capisco, ma poi penso vada analizzata in proporzione a quello che serve.
Ricordo la prima volta, a Gardaland, che vidi il cinema 3D: scene tipo in prima persona nei fondali marini, delle montagne russe (quando quelle reali erano là fuori, ma vabbè) e di treni che ti venivano addosso.
Bellissimo eh, meraviglia, stupore, fiiico. Ma finiva lì. Poi, dopo Prometheus, ho detto basta ai film 3D anche sotto tortura. Mi viene la nausea, dopo un po' mi girano le palle, e nemmeno mi gusto il film, che sarò vecchio io ma preferisco godermelo sullo schermo cinematografico, ma in 2D.
Ora, sto VR sarà la stessa cosa?
Cioè, bello a provarlo, bellissime sensazioni, bellissimo giocare ai giochi in prima persona, ti cali nell'ambientazione, ma poi? Dopo un po' verrà a noia? Perchè sta necessità di essere sempre al massimo, a 100 km orari? Non è lo stesso dilemma che si sono trovati di fronte tutti colori i quali poi sono diventati cocainomani, chiedendosi se ne valeva la pena di star sempre "al massimo" quando poi le conseguenze erano altre?
E' tutto quello che ci vortica attorno, ma penso che vada a seconda delle esigenze: per me un gioco è un passatempo, come la lettura, e che assuma pure questo aspetto boh, francamente non mi interessa.
Però magari ad altri piace.
Ma al di là del piacere, che longevità può avere uno strumento simile? Una volta morta la novità, che si fa?