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12 Luglio 2019
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Ciao a tutti.

Mi scuso in anticipo per la particolarità di questo post, però spero comunque possiate capire. Cercherò di non dilungarmi troppo, sapendo però già, a malincuore, che certe cose saranno difficili da far arrivare. Ma ci proverò lo stesso.

Ho 27 anni, sono un cantante e musicista e "abito" in una piccola provincia di Napoli. Fino alla fine del 2019 ho vissuto con mia madre, suonando in giro e facendo lavoretti qui e lì, cercando di sopravvivere col minimo sindacale per non dare lei troppo fastidio e mettendo da parte il possibile, vista la difficoltà nel trovare un impiego fisso sia musicale che non. Ma non mi lamentavo e cercavo di andare avanti. Nonostante le difficoltà (in primis il sentirmi professionalmente un pesce fuor d'acqua), anche dignitosamente, tutto sommato.


Ad inizio 2020, purtroppo, mia madre è morta di cancro, mentre avevo già perso mio padre quando avevo 13 anni. Sono così rimasto solo e, soprattutto, senza un posto dove andare. Tutto quello che di piú caro avevo sono stato costretto a venderlo, staccandomi da cose con cui avevo un forte legame sin dalla tenera età, che tutt'oggi mi mancano molto. Dischi, film, strumenti musicali e oggetti vari. Cose di cui ho dovuto disfarmi per riuscire a sopravvivere (cibo e candele, perché non c'era più corrente) nella vecchia casa prima di doverla per forza di cose lasciare.

Parenti é come se non ne avessi mai avuti. Nel migliore dei casi ci conoscevamo appena, nel peggiore, invece, anni e anni di odio incondizionato e cattiverie nei miei confronti. E dei miei genitori stessi, prima di morire. Però avevo questa zia, l'unica di cui conservavo bei ricordi, da cui papà mi portava ogni domenica quando ero bambino. Cosí, speranzoso, decido di andare a trovarla. Era Febbraio dell'anno scorso. Cercai di parlarci spiegandole la situazione. Non mi fu peró d'aiuto, indirizzandomi invece proprio da quelle persone da cui sarei dovuto stare alla larga, rifiutandosi di ospitarmi e dandomi come contentino il consiglio di fare richiesta del reddito di cittadinanza. Essendo praticamente per strada, io ho cercato in più modi di farle capire quanto quella non fosse la soluzione, e raccontandole anche avvenimenti (a lei ed altri fino a quel momento ignoti) legati alla mia famiglia per farle capire quanto malsana fosse la sola idea di andare a vivere da certa gente. Niente da fare.

Disperato, allora, ho preso il mio cane e ho fatto la scelta di provare ad andare a "vivere" proprio da quelle brutte persone menzionate prima. Come prevedibile, ho passato a casa di quegli individui, da Aprile a Giugno, giornate infernali, costretto a tenere il piccoletto fuori sotto la poggia, a lavarmi con acqua gelata (perché loro chiudevano quella calda proprio quando andavo io in bagno, nascondendomi anche il sapone), a sentirli discutere, di nascosto, tra di loro, perché la mia presenza non era per niente gradita. Me se a voi potrà scioccare, in quel momento io trovavo tutto ciò normale, perché me lo aspettavo.

Uscivo tutti i giorni a cercare un lavoro, facendo chilometri su chilometri, nell'illusione di potermi pagare un monolocale e scappare da lì, senza ovviamente trovare nulla.

Ho provato anche a contattare "amici" di vecchia data, senza ottenere nessun risultato. Non sono riuscito a far capire a nessuno di loro la situazione fisica e psicologica in cui mi trovavo. Sentendomi anche dire da una persona che stimavo, "Meglio che tua madre sia morta ora, così ti trovi finalmente un lavoro". Ore ed ore al telefono inutili, mentre la mia salute mentale diminuiva sempre di più.

Dopo l'ennesimo litigio con quei personaggi sgradevoli, ho quindi preso le mie cose e me ne sono andato. Vagando per strade e paesi, cercando aiuto, finendo da un vecchio amico liutaio che lavora in un negozio di strumenti musicali da cui comperavo spesso. Nemmeno lui ha voluto aiutarmi, ma tramite i proprietari mi ha indirizzato ad un vecchio ristorante dove dormire per un po'. Il problema è che questo ristorante era chiuso da anni ed era gestito da due persone anziane che lo avevano rivoltato a hotel per giovani coppie (...). In tutto ciò, fra le domande di rito (!!!) sulla mia vita e sul cosa mi fosse accaduto, vi lascio immaginare le umiliazioni che ho subito, legate al fatto che fossi un povero musicista e non un ricco astronauta. Invano, io ho provato a far capire anche a questi conoscenti (si fa per dire) del negozio la mia situazione. Anche loro hanno comunque ridotto tutto al richiedere il reddito di cittadinanza. E allora, ormai stufo e disperato, faccio così, faccio il reddito di cittadinanza, trovandomi però impossibilitato a pagare i signori del locale, essendo loro come detto prima ufficiosamente chiusi. Faccio però con loro un patto: spesa ogni mese come pagamento della stanzetta in cui stare. É così, da quel Giugno ad oggi sono più o meno andato avanti in questo modo. Ancora, sopravvivendo, chiuso dentro, perché questa non è certo vita. Di fatti davo loro tutti i miei soldi senza avere nemmeno gli spiccioli per prendere il treno. Le uniche entrate extra erano dovuti a concertini fatti quando ancora possibile e lavoretti saltuari trovati per caso. Niente di risolutivo, insomma.

E' successo però che qualche settimana fa è morto di infarto il marito della signora, signora che dopo questo accaduto ha deciso di chiudere definitivamente tutto e tornarsene a casa sua (usava il ristorante come seconda casa, portandole soldi grazie alle coppie citati prima). Ed io, in poche parole, é come se fossi tornato al punto di partenza. Come se non bastasse tutto quello che ho passato fino ad oggi.

Vorrei tanto farvi sentire il dolore che provo, per tutte le discussioni, le prese in giro, tutti i chilometri, tutte le lacrime gettate in questi ultimi 12 mesi che non mi hanno portato da nessuna parte. Ho questo reddito di cittadinanza che non mi serve praticamente a niente. Non ho trovato mezzo lavoro. Non sono riuscito a trovare un buco perché nessuno vuole farti un contratto. Ho questi € 500 mensili, virtuali, perché io non li ho mai visti. Tra 1 mese dovrò lasciare anche questo posto, con un pezzo di plastica in tasca che mi permette di comprare tutto il cibo possibile ma non un tetto sotto cui dormire e sperare un giorno di tornare a vivere.

Oltre alla mia situazione, la cosa che più mi spezza il cuore é la consapevolezza che certe cose non si potranno mai spiegare in modo adeguato. Però purtroppo mi ci trovo dentro e vorrei trovare una soluzione.

Quindi il mio quesito è questo: C'è qualcuno disposto ad aiutarmi?

Vorrei tanto ricominciare la mia vita, finita a dicembre 2019, quando mia madre ha saputo della sua malattia. Da quel giorno non c'è una notte che non passo insonne e in lacrime. Senza vergogna, perché in questo anno ho imparato molte cose, che al mondo si è soli e più soli di quanto si creda.

Un abbraccio a tutti.
 
Ultima modifica:

Adelmo Maria Soriani

Prima squadra
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Ciao a tutti.

Mi scuso in anticipo per la particolarità di questo post, però spero comunque possiate capire. Cercherò di non dilungarmi troppo, sapendo però già, a malincuore, che certe cose saranno difficili da far arrivare. Ma ci proverò lo stesso.

Ho 27 anni, sono un cantante e musicista e "abito" in una piccola provincia di Napoli. Fino alla fine del 2019 ho vissuto con mia madre, suonando in giro e facendo lavoretti qui e lì, cercando di sopravvivere col minimo sindacale per non dare lei troppo fastidio e mettendo da parte il possibile, vista la difficoltà nel trovare un impiego fisso sia musicale che non. Ma non mi lamentavo e cercavo di andare avanti. Nonostante le difficoltà (in primis il sentirmi professionalmente un pesce fuor d'acqua), anche dignitosamente, tutto sommato.


Ad inizio 2020, purtroppo, mia madre è morta di cancro, mentre avevo già perso mio padre quando avevo 13 anni. Sono così rimasto solo e, soprattutto, senza un posto dove andare. Tutto quello che di piú caro avevo sono stato costretto a venderlo, staccandomi da cose con cui avevo un forte legame sin dalla tenera età, che tutt'oggi mi mancano molto. Dischi, film, strumenti musicali e oggetti vari. Cose di cui ho dovuto disfarmi per riuscire a sopravvivere (cibo e candele, perché non c'era più corrente) nella vecchia casa prima di doverla per forza di cose lasciare.

Parenti é come se non ne avessi mai avuti. Nel migliore dei casi ci conoscevamo appena, nel peggiore, invece, anni e anni di odio incondizionato e cattiverie nei miei confronti. E dei miei genitori stessi, prima di morire. Però avevo questa zia, l'unica di cui conservavo bei ricordi, da cui papà mi portava ogni domenica quando ero bambino. Cosí, speranzoso, decido di andare a trovarla. Era Febbraio dell'anno scorso. Cercai di parlarci spiegandole la situazione. Non mi fu peró d'aiuto, indirizzandomi invece proprio da quelle persone da cui sarei dovuto stare alla larga, rifiutandosi di ospitarmi e dandomi come contentino il consiglio di fare richiesta del reddito di cittadinanza. Essendo praticamente per strada, io ho cercato in più modi di farle capire quanto quella non fosse la soluzione, e raccontandole anche avvenimenti (a lei ed altri fino a quel momento ignoti) legati alla mia famiglia per farle capire quanto malsana fosse la sola idea di andare a vivere da certa gente. Niente da fare.

Disperato, allora, ho preso il mio cane e ho fatto la scelta di provare ad andare a "vivere" proprio da quelle brutte persone menzionate prima. Come prevedibile, ho passato a casa di quegli individui, da Aprile a Giugno, giornate infernali, costretto a tenere il piccoletto fuori sotto la poggia, a lavarmi con acqua gelata (perché loro chiudevano quella calda proprio quando andavo io in bagno, nascondendomi anche il sapone), a sentirli discutere, di nascosto, tra di loro, perché la mia presenza non era per niente gradita. Me se a voi potrà scioccare, in quel momento io trovavo tutto ciò normale, perché me lo aspettavo.

Uscivo tutti i giorni a cercare un lavoro, facendo chilometri su chilometri, nell'illusione di potermi pagare un monolocale e scappare da lì, senza ovviamente trovare nulla.

Ho provato anche a contattare "amici" di vecchia data, senza ottenere nessun risultato. Non sono riuscito a far capire a nessuno di loro la situazione fisica e psicologica in cui mi trovavo. Sentendomi anche dire da una persona che stimavo, "Meglio che tua madre sia morta ora, così ti trovi finalmente un lavoro". Ore ed ore al telefono inutili, mentre la mia salute mentale diminuiva sempre di più.

Dopo l'ennesimo litigio con quei personaggi sgradevoli, ho quindi preso le mie cose e me ne sono andato. Vagando per strade e paesi, cercando aiuto, finendo da un vecchio amico liutaio che lavora in un negozio di strumenti musicali da cui comperavo spesso. Nemmeno lui ha voluto aiutarmi, ma tramite i proprietari mi ha indirizzato ad un vecchio ristorante dove dormire per un po'. Il problema è che questo ristorante era chiuso da anni ed era gestito da due persone anziane che lo avevano rivoltato a hotel per giovani coppie (...). In tutto ciò, fra le domande di rito (!!!) sulla mia vita e sul cosa mi fosse accaduto, vi lascio immaginare le umiliazioni che ho subito, legate al fatto che fossi un povero musicista e non un ricco astronauta. Invano, io ho provato a far capire anche a questi conoscenti (si fa per dire) del negozio la mia situazione. Anche loro hanno comunque ridotto tutto al richiedere il reddito di cittadinanza. E allora, ormai stufo e disperato, faccio così, faccio il reddito di cittadinanza, trovandomi però impossibilitato a pagare i signori del locale, essendo loro come detto prima ufficiosamente chiusi. Faccio però con loro un patto: spesa ogni mese come pagamento della stanzetta in cui stare. É così, da quel Giugno ad oggi sono più o meno andato avanti in questo modo. Ancora, sopravvivendo, chiuso dentro, perché questa non è certo vita. Di fatti davo loro tutti i miei soldi senza avere nemmeno gli spiccioli per prendere il treno. Le uniche entrate extra erano dovuti a concertini fatti quando ancora possibile e lavoretti saltuari trovati per caso. Niente di risolutivo, insomma.

E' successo però che qualche settimana fa è morto di infarto il marito della signora, signora che dopo questo accaduto ha deciso di chiudere definitivamente tutto e tornarsene a casa sua (usava il ristorante come seconda casa, portandole soldi grazie alle coppie citati prima). Ed io, in poche parole, é come se fossi tornato al punto di partenza. Come se non bastasse tutto quello che ho passato fino ad oggi.

Vorrei tanto farvi sentire il dolore che provo, per tutte le discussioni, le prese in giro, tutti i chilometri, tutte le lacrime gettate in questi ultimi 12 mesi che non mi hanno portato da nessuna parte. Ho questo reddito di cittadinanza che non mi serve praticamente a niente. Non ho trovato mezzo lavoro. Non sono riuscito a trovare un buco perché nessuno vuole farti un contratto. Ho questi € 500 mensili, virtuali, perché io non li ho mai visti. Tra 1 mese dovrò lasciare anche questo posto, con un pezzo di plastica in tasca che mi permette di comprare tutto il cibo possibile ma non un tetto sotto cui dormire e sperare un giorno di tornare a vivere.

Oltre alla mia situazione, la cosa che più mi spezza il cuore é la consapevolezza che certe cose non si potranno mai spiegare in modo adeguato. Però purtroppo mi ci trovo dentro e vorrei trovare una soluzione.

Quindi il mio quesito è questo: C'è qualcuno disposto ad aiutarmi?

Vorrei tanto ricominciare la mia vita, finita a dicembre 2019, quando mia madre ha saputo della sua malattia. Da quel giorno non c'è una notte che non passo insonne e in lacrime. Senza vergogna, perché in questo anno ho imparato molte cose, che al mondo si è soli e più soli di quanto si creda.

Un abbraccio a tutti.
In primis mi dispiace molto per tutto quello che hai passato e stai passando.
In secundis ti invito ad inviare ai giornali locali la presente missiva,
Confido nel fatto che la cosa sensibilizzi e che tu possa trovare quantomeno un tetto, almeno provvisoriamente..
 
12 Luglio 2019
1,197
1,024
113
In primis mi dispiace molto per tutto quello che hai passato e stai passando.
In secundis ti invito ad inviare ai giornali locali la presente missiva,
Confido nel fatto che la cosa sensibilizzi e che tu possa trovare quantomeno un tetto, almeno provvisoriamente..
Ciao e grazie per la tua risposta. Purtroppo non so nemmeno se qui (Boscoreale) ne scrivano di giornali. E credo che comunque servirebbe a poco. Mi sono rivolto anche ad alcune chiese, chiesette e associazioni varie, sempre tramite questi pseudo conoscenti che conoscono la zona meglio di me. Senza, ovviamente, ottenere riscontro. Così come al comune del mio paese di residenza (Poggiomarino) prima di lasciarlo (perché il negozio di strumenti musicali citato era situato nel paesino dove "vivo" ora, comunque a 10 minuti di treno da quella che era casa mia). Non mi hanno saputo aiutare nemmeno lí, se non consigliandomi anche loro di fare la richiesta di reddito di cittadinanza. Tutto ciò, comunque, prima di trovare questo dormitorio in cui sto da diversi mesi e che a breve dovrò lasciare. Quindi un'estenuante processo già attraversato che non mi ha portato da nessuna parte.
 

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